28 novembre 2025

OGGI 29 NOVEMBRE...mi son svegliato e...di Giorgio Giannoni

 

La volontà di accendere le luminarie patronali e natalizie nella città perduta di Sarzana in concomitanza con l'Anniversario del rastrellamento nazi-fascista del 29 novembre 1944 e la reazione dell'Anpi sarzanese, offre la possibilità di espletare qualche commento sullo stato delle cose del castrum.



C'è voluto, ovviamente, la volontà del caso che, quest'anno, si è baloccato a sistemare il 29 novembre in un sabato, creando di fatto una sincronia, una beffarda coincidenza che rivela quanto il re, da tempo, si sia spogliato dei suoi abiti e si sia presentato nudo, oggi, davanti ai suoi sudditi. Da una veloce valutazione degli ultimi quattro anni, le luminarie furono accese rispettivamente: 2021-sabato 27, 2022-sabato 26, 2023-giovedi 30, 2024-sabato 30. Dunque, negli scorsi anni, il 29 novembre 1944 è stato sganciato, per così dire fortunosamente, dalla contingenza moderna, soddisfacendo la memoria della comunità (leggi Anpi e tutti coloro che ne predicano, come il sottoscritto, il necessario ricordo) e rendendosi accettabile per i nuovi governanti, le nuove generazioni e il mondo economicista locale interessato a turisti e compratori, ovviamente da illuminare con altro, alla bisogna.

Ora, potremmo certo interrogarci su cosa sia più importante, se celebrare le vittime di quel rastrellamento o preferire dare il via ai circenses del borgo. Oggi è, evidentemente, un falso quesito. Ammettiamolo senza paura, in questi tempi del nuovo millennio alla maggior parte dei cittadini non frega nulla dei rastrellamenti, della nostra storia, delle nefandezze commesse dai fascisti e dai nazisti. Fin dall'ultima consigliatura di sinistra, a Sarzana, le tre giornate socialmente e politicamente importanti come il 25 aprile (1945), il 21 luglio (1921) e il 29 novembre (1944) hanno mostrato segni di evidente rigetto, il risultato di un trapianto di cuore storico che le nuove generazioni hanno rifiutato, sposando apertamente il novum berlusconiano, il consumismo più becero, il godimento più attrezzato ed eleggendo a totem i nuovi feticci del mercato e dell'economia. La Sarzana di un tempo, trasformata negli anni come terminal ipermercato e attrezzata come carrozzone turistico doveva, necessariamente, disfarsi di quei lati storici secolari che la nuova destra economicista e poco democratica vedeva come fumo negli occhi. 

Dunque, occorreva, da un lato annacquare la storia locale, ridurla al lumicino ma non cancellarla del tutto perchè magari ancora comoda per quei giovani di pensiero progressista o che hanno avuto in casa nonni combattenti o parenti rastrellati, oramai assuefatti alla nuova società e quindi più propensi ai compromessi e agli accomodamenti (e magari a cambiare voto), dall'altro porre in prima istanza modelli di gestione e sistemi economico-produttivi con un pizzico di cultura, che non guasta mai, per rialzare Sarzana da un declino, figlio del nuovo capitalismo spinto e della globalizzazione. 

Il primo esempio, arrivato come un ultimo, avvelenato dessert su un piatto d'argento servito  dall'ultimo imperatore/sindaco della sinistra di un tempo, ha visto costruire quella che io chiamo la Dicotomia del 21 luglio (21 luglio 1921, i Fatti di Sarzana-21 luglio 1465-elevazione del borgo di Sarzana a rango di città da parte dell'Imperatore Federico III, già avviato  con la bolla di papa Paolo II del 21 giugno 1465). Unire e amplificare (con "destrezza", naturalmente) la celebrazione dei Fatti di Sarzana con una improbabile festa storica di Sarzana (alcuni storici dissentono da tale data) fu un colpo da maestri. La mattina del 21 luglio, frettolosamente, si celebrava con poche parole l'evento, solitamente difronte alla lapide della stazione, con annessa corona di fiori in compagnia di uno sparuto gruppetto di partecipanti mentre alla sera si esaltava e si commemorava, tra luci e lazzi, notti bianche e quant'altro il riconoscimento cittadino di Sarzana. In questo modo si inaugurò il metodo "double face" che oggi è diventato una prassi, mescolando e amalgamando principi basilari di vita con altri e più leggiadri festeggiamenti.

Stesso discorso per il 25 aprile, nel quale lo sforzo dei comandanti si esplica di più nel distinguo fra la liberazione dovuta ai "soliti" partigiani e le truppe alleate, queste ultime, da qualche anno riproposte, in patetici teatrini di figuranti con tanto di camion e jeep equamente divisi (non poteva essere diversamente) tra marines americani e militari della Wehrmacht tedesca. Rapida celebrazione la mattina del 25 aprile, con grande attenzione a non nominare invano la parola antifascismo.

Da quando, poi, è entrato in auge il giorno del ricordo con tanto di malaugurata equiparazione tra il dramma delle foibe e la tragedia dell'Olocausto la tecnica dell'accoppiamento ha raggiunto vertici inusitati con tanto di lapidi che hanno trovato posto in sala consigliare a memento di una sciagura nazionalista che ha avuto ben poco a che fare con la Shoa.

Per quanto riguarda il 29 novembre credo sia interessante tornare al 2023 quando in concomitanza (qualche giorno dopo) la parte più a destra della maggioranza sarzanese preferì parlare di cose più consone alla loro, di storia.

Di cosa, allora dobbiamo stupirci? Parafrasando il famoso testo di Jacques Monod, IL Caso e la Necessità, se il caso ha posto finalmente a confronto le responsabilità della nuova consigliatura, la loro necessaria risposta doveva, appunto, orientarsi verso il "double face" spinto. La mattina del 29 è prevista una rapida e coincisa commemorazione dei poveri, disgraziati cittadini rastrellati e poi accensione delle luminarie. Da sottolineare due aspetti. Il primo è particolarmente odioso perchè ribalta, ipocritamente, i termini della questione con l'affermazione della Sindaca: " Il rispetto è evitare di utilizzare, per una polemica politica, una cosa così importante e sentita dalla città come il rastrellamento che celebriamo ogni anno”. La polemica politica è solo un pretesto di facciata per una consigliatura che, per prima, dovrebbe dare l'esempio nel celebrare un evento sacro e uno profano distanti uno dall'altro. In caso contrario se ne evince, veramente, quanto sia importante per i suddetti comandanti il preferire, ad ogni costo, che la storia o non venga raccontata, o fatta passare in secondo piano con l'aggiunta di qualche variazione sul tema dovuta a chi, ancora oggi, all'interno della maggioranza, la pensa male per non dire nera. Il secondo punto, dove si coglie  un certa oscurità, è un'altra affermazione della sindaca " Anche la festa patronale di Sant’Andrea è stata anticipata a sabato senza nulla togliere alla sua importanza". Un'affermazione evidentemente risibile che rende, alla fine questo 29 novembre un vero happening, dove rastrellamenti e vittime dei fascisti, santi patroni e luminarie assumono tutti una valenza destrutturante e scomposta, perfettamente in linea con la visione mitizzante, esaltatoria di una società che, giorno dopo giorno, perde di vista i propri riferimenti sociali, culturali e comunitari. 

Giorgio Giannoni

Nessun commento:

Posta un commento