Ogni volta che l'hip-hop iniziava a prendersi troppo sul serio, l' Ol' Dirty Bastard era lì per sconvolgere, agitare e dare il dito medio alle convenzioni. Rinunciando a qualsiasi luogo comune, l'ex membro dei Wu-Tang ha posto una versione modificata della sua carta d'identità sociale sulla copertina del suo debutto da solista, sia per ricordare da dove veniva sia per destigmatizzare il fatto di ricevere assistenza pubblica.
Return to the 36 Chambers: The Dirty Version è l'album di debutto in studio del rapper americano e membro del Wu-Tang Clan Ol' Dirty Bastard, pubblicato il 28 marzo 1995 dalla Elektra Records negli Stati Uniti. Al momento della sua uscita, l'album ha ricevuto consensi generali, comprese nomination ai premi e inclusioni nelle pubblicazioni di fine anno. Nella sua recensione per la rivista Rolling Stone, Touré ha commentato: "Con la sua voce roca e scandita e lo stile per metà cantato e per metà rappato, Ol' Dirty Bastard potrebbe essere il cantante più originale nella storia dell'hip-hop.
In questo brano la condensazione di stili, musica, sinistre parole ribolle di un vivere contraddittorio, violento e disperato come è stata la vita ai margini di questi tormentati musicisti. Un video nel quale traspare un'angoscia latente, prevaricatrice ed esplosiva a rappresentare le contraddizioni estreme di una società opulenta e mistificante.
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