Oltre a suonare il Blues io sono un cuoco, e posseggo pure, ma solo per gli Amici, un bellissimo tegame di rame. Se amate l'amore per il cibo, se siete convinti che Cucinare sia anche un atto di Amore carnale verso chi adorate e desiderate piu' di ogni altra cosa (del resto e' attraverso la bocca e il palato che ci nutriamo ogni volta del partner accanto a noi, carne chiama carne, sapore e voluttà, tremore nel concupire aromi per orgasmi donati e ricambiati ogni volta) non dovete perdere il film di cui si parla a seguire.
Non ho mai usato guanti di gomma per destare un capocollo o semplicemente sventrare un pollo nostrale, svegliamo ogni cosa sporca e pulita nell'assaggiare ogni pietanza condita. Ma ricordate sempre:" Verso chi amate e desiderate sopra ogni cosa". Ed ora la recensione del film e il trailer.
IL GUSTO DELLE COSE
( La passion de Dodin Buffant, 2023)
Sul finire del XIX secolo in Francia Eugenie, cuoca sopraffina, e Dodin-Bouffant, famoso gastronomo, lavorano fianco a fianco da vent'anni. Il loro è un rapporto di reciproca fiducia che progressivamente si è trasformato in una relazione sentimentale. Eugenie però si ritrae dinanzi all'idea che si consolidi in un matrimonio. Lui però non ha intenzione di arrendersi e si muove, per ottenere il risultato desiderato, sul terreno che li accomuna: la cucina.
Il rapporto tra cinema e cibo è ormai di lunga data ma un film come quello diretto da Tran Anh Hung segna decisamente una svolta in quello che è diventato quasi un sottogenere.
Il modello storico di riferimento è, oltre al romanzo di Marcel Rouff "The Life and the Passion of Dodin-Bouffant, Gourmet", Jean Anthelme Brillat-Savarin che nel 1825 pubblicò "La fisiologia del gusto" mettendo un punto fermo su quanto si dovesse fare o non fare nell'ambito della gastronomia e della presentazione del cibo a tavola. Dai giusti piatti e bicchieri fino agli accostamenti di certi sapori con certi altri, ogni elemento viene codificato e motivato.
Tran Ann Hung ha avuto poi, in fase di preproduzione, la collaborazione dello chef tristellato Pierre Gagnaire. Ne è nato un film che è distante anni luce da tutti i cooking game che la televisione ci propone perché il suo senso profondo non è la competizione ma la condivisione del sapere.
Fin dalle prime inquadrature, e per l'intera durata del film, vegetali, carni e tutto ciò che contribuisce alla riuscita di un piatto (ivi compreso un profluvio di pentole in rame) sono al centro dell'inquadratura e vengono portati sullo schermo grazie ad uno sguardo che è al contempo tecnicamente attento e sensorialmente partecipe.
Non stupisce venire a sapere che sul set, dopo lo stop di una ripresa, gli attori continuassero a mangiare perché anche le papille gustative dello spettatore, oltre che i succhi gastrici, entrano in attività. Si assiste davvero a una sorta di partitura in cui l'armonia degli elementi, dei colori degli stessi (immaginati) sapori si manifesta in tutta la sua delicata ma al contempo potente presenza.
Il trailer del film
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