13 marzo 2025

ACCADE A SARZANA: Ancora sul Bettino nazionale (ma anche Togliatti e le solite dimenticanze)

 

Chiedo scusa se mi attardo sul'argomento della richiesta di intitolare una strada cittadina alla figura indisponente di Bettino Craxi che, oggi, 13 marzo alle ore 16,30, ha trovato posto nel consiglio comunale sarzanese come mozione del consigliere Spilamberti.



Ho già evidenziato il mio pensiero in questo post di qualche giorno fa ma un commento a nome di Vilco Luciani mi costringe ancora una volta a toccare il pericoloso tasto della memoria. 

Ecco il commento:

Veramente singolare che Giannoni scriva "tale nome ben poco si connette con la storia democratica della nostra città e del nostro Paese " visto che nella nostra città troviamo una via Togliatti, intitolata quindi ad un personaggio (di indiscusse doti politiche) ma storicamente corresponsabile della deportazione nei Gulag Sovietici degli Alpini italiani prigionieri di guerra. Scriveva Togliatti: "nelle durezze oggettive che possono provocare la fine di molti di loro, non riesco a vedere altro che la concreta espressione di quella giustizia che il vecchio Hegel diceva essere immanente in tutta la storia”. Una responsabilità ben più grave di quelle che Giannoni attribuisce a Craxi."

Aldilà di un paragone certamente improprio, ancora una volta ci troviamo a dover rapportare eventi avvenuti in tempi e contesti diversissimi ma, evidentemente, non contestualizzando con precisione la questione le affermazioni diventano poco decifrabili. Dunque, entrando nella sostanza dell'affermazione di Vilco Luciani, si dimentica, come capita per esempio nel Giorno del Ricordo, volutamente o meno, di raccontare l'intera storia, servendosi solamente della parte dove le efferatezze sono state certamente compiute per poter suscitare reazioni, confronti e prese di posizione a senso unico. 

Essendo una persona di sinistra e democratica, avendo fatto politica militante, votato, qui a Sarzana, il Partito Comunista quando Berlinguer ne era il segretario, non ho certo paura ad ammettere la presa di posizione di Togliatti. Tuttavia occorre calarla in un contesto storico di guerra dove Mussolini per motivi ideologici e strategici volle mandare una corpo di spedizione militare ad aiutare i soldati di Hiltler nello sforzo di invadere la Russia (guarda caso l'Italia si trovò nella stessa condizione degli aiutanti che, oggi, Putin ha radunato per invadere l'Ucraina). Come aggressori forse pensavamo che, nell'inevitabile momento della sconfitta, ci avrebbero trattati con i guanti bianchi? 

Tanto per essere chiari:

 "L'Unione nazionale italiana reduci di Russia (UNIRR) sostiene che i caduti e i dispersi furono circa 95 000, ma non si hanno cifre precise di quanti tra questi dispersi siano morti in battaglia o a causa di congelamento e spossatezza durante la ritirata, o ancora quanti siano stati fatti prigionieri. Studi recenti riportano che nell'inverno 1942-1943 l'Armata Rossa catturò circa 70 000 soldati italiani, di cui 22 000 non arrivarono neppure ai campi di prigionia e morirono nelle lunghe marce di trasferimento (le famose "marce del davaj") a causa di sfinimento, inedia e percosse delle guardie sovietiche; tra coloro che arrivarono nei campi di prigionia ne morirono almeno altri 38 000, sfiancati della debilitazione fisica che li rese facile preda delle diffuse malattie infettive. Alla fine riuscirono a tornare in Italia esattamente 10 032 soldati dell'ARMIR" (da Wikipedia)

E veniamo a Togliatti

Nel 1992, un anno dopo il crollo dell’URSS e l’apertura degli Archivi di Mosca, lo storico Franco Andreucci scopre una lettera datata 15 febbraio 1943 scritta da Palmiro Togliatti (alias “Ercoli”) a Vincenzo Bianco (funzionario del Komintern). Sulla questione dei tanti italiani prigionieri nei Gulag russi (alla data della missiva erano circa 50.000), Togliatti risponde così: 

«Non sono per niente feroce, come tu sai. Sono umanitario quanto te, o quanto può esserlo una dama della Croce Rossa. a nostra posizione di principio rispetto agli eserciti che hanno invaso la Unione Sovietica, è stata definita da Stalin, e non vi è più niente da dire. Nella pratica, però, se un buon numero dei prigionieri morirà, in conseguenza delle dure condizioni di fatto, non ci trovo assolutamente niente da dire (…). Il fatto che per migliaia e migliaia di famiglie la guerra di Mussolini, e soprattutto la spedizione contro la Russia, si concludano con una tragedia, con un lutto personale, è il migliore, è il più efficace degli antidoti. Quanto più largamente penetrerà nel popolo la convinzione che aggressione contro altri paesi significa rovina e morte per il proprio, significa rovina e morte per ogni cittadino individualmente preso, tanto meglio sarà per l’avvenire d’Italia…».

La storia non è una invenzione e occorre, dunque, valutarne tutti gli aspetti. Definire "storicamente corresponsabile" Togliatti ( che non voglio ne difendere, ne esaltare) mi pare una definizione decisamente fuorviante per quanto accadeva in un contesto di guerra così imponente e fuori, per definizione, da qualsiasi controllo. Come per le foibe, per l'esodo dalle terre slave, per le efferatezze dei partigini titini (tutte cose ovviamente con i propri caratteri di terribile violenza e distruzione) si è sempre pronti a alzare il vessillo dell'italianità tout court, a prescindere da quanto precedette ogni finale tragico che ci riguarda. Allora la storia diventa mistificazione, voluto oblio quando dimentichiamo (colpiti solo dall'eroismo, dai comportamenti dei soldati e dalla loro tragica fine) perchè l'Italia mussoliniana ha invaso la Russia sovietica assieme ad Hitler, oppure giriamo la testa per non vedere ( e ricordare) le violenze, le uccisioni, i rastrellamenti, i campi di sterminio e la negazione dell'etnia slava che il fascismo volle e edificò nelle terre slovene e istriane. 

Sia Togliatti che Craxi (un accostamento decisamente risibile) avranno dovuto fare i conti con la propria coscienza sia per quanto non possono aver fatto quanto per ciò che hanno effettivamente compiuto. Ma resta indubbio un fatto.Togliatti, con tutto il suo massimalismo, ha permesso ( con tutti i Costruttori costituzionali) che l'Italia post bellica trovasse un senso nuovo e democratico. Bettino Craxi ha finito i suoi giorni in esilio, dopo una ignominosa fuga a causa dei suoi trascorsi politici e giudiziari. Una patetica figura, vittima della sua smodata ricerca di potere. Ai posteri l'ardua sentenza.

Giorgio Giannoni

P.S. Ho guardato lo stradario del Comune di Sarzana e non ho trovato una qualche Via Togliatti. Se qualcuno volesse illuminarmi...

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